Stavolta siamo con Adriano Bacconi in un episodio che ha come tema principale quello della digital transformation. Adriano ci ha svelato non pochi aneddoti e grazie a lui abbiamo scoperto molte cose sul ritmo a cui viaggia oggi la tecnologia nello sport.
Per Adriano la digital transformation nello sport è iniziata già nel 1990 quando era preparatore del Pisa e Lucescu gli chiese di trasformare un bloc notes, in uno strumento elettronico e digitale che gli permettesse di raccogliere dati su un partita di calcio attraverso un’analisi quantitativa. Grazie a questo stimolo sviluppò con il CNR di Pisa un software che permetteva di catalogare in real time 1500 record inserendo nome e cognome del giocatore, tipo di azione, efficacia dell’azione, zona di campo dove avveniva e il time out di ingresso e di fine di azione.
Oggi trasformare le necessità in realtà è più complesso rispetto al passato dal punto di vista tecnologico (l’evoluzione tecnologica ha aumentato la complessità dei processi) ma dal punto di vista sociologico non è cambiato nulla. E poi, ad oggi, qual è il ruolo della ricerca o dello sviluppo nello sport? Ne abbiamo parlato in modo trasversale. Questi processi nello sport vengono spesso esternalizzati, in primis perché questo permette di avere innovazione pronta subito e poi anche perché l’innovazione è molto specializzata in ambiti diversi e quindi internamente produrre qualcosa di molto innovativo rispetto ad aziende molto verticali non è così facile. Molto più facile e cruciale diventa internalizzare un know how generico che ti permette di valutare il know how di terze parti. Per esempio ha molto senso internalizzare un CTO che mi permette di fare meglio scouting capendo quali sono i migliori software, pronti da acquistare, presenti sul mercato.
Abbiamo parlato poi del nuovo progetto atto al distanziamento sociale negli stadi che è stato testato ad Udine e proseguito con un tema sotto la lente di ingrandimento ovvero quello dell’utilizzo dei dati da parte delle società. Da un lato è un tema preoccupante perché considera lo “sfruttamento” di questi dati ma è anche vero che oggi l’utente è invaso da pubblicità, comunicazioni commerciali e molto altro. Il club ha la possibilità di porsi come filtro positivo. Tra le tante mail che arrivano, quella del club è sicuramente percepita meglio (legame fiduciario forte, passione) e quindi attuare forma di ingaggio verso il tifoso/utente di cui il club si fa garante è molto interessante non esistendo ad oggi elementi di tutela. Nella gamification, nel fan engagement e nell’interazione con l’utente ci sono e ci saranno tantissimi interessi; il club potrà avere sicuramente un ruolo positivo.
E infine, in questo mondo dove abbiamo sempre più dati aumenta il rischio della cosiddetta paralysis by analysis. Adriano, anche collegandosi ad un intervento fatto a TEDx Cortina in occasione dei mondiali di Sci, ci dice la sua. Andare oltre nei big data vuol dire andare oltre anche alla capacità di analisi della mente umana; davanti al tanto rumore che una quantità infinita di dati genera nel nostro cervello come si fa a distinguere il segnale giusto dal rumore? Bisognerà sempre più fidarsi e affidarsi a sistemi di intelligenza artificiale. Ma fino a che punto? E quanto cambierà il ruolo dell’uomo in queste continue evoluzioni?